lunedì 26 febbraio 2018

PD, ecografia di una dittatura



So che esordendo in questo modo rischio di violare il principio latino "excusatio non petita...". Ma è bene fugare ogni dubbio per mantenere la massima attendibilità sull'analisi che andiamo a fare. Ricordiamo quindi che solo un malato di mente o uno sprovveduto di ingenuità abissale potrebbero pensare che chi scrive abbia simpatie per la Lega Nord, per Forza Italia o, non sia mai, il Movimento Cinque Stelle. Ma non è certo necessario essere un sostenitore di una qualunque altra forza politica per capire, dati di fatto alla mano, che il Partito Democratico rappresenta oggi il peggior pericolo per l'incolumità nazionale. Peggio, anche dal punto di vista storico, il PD è quanto di peggio sia mai stato abortito dall'agone politico italiano – insieme ai Radicali – in tutta la storia unitaria del nostro paese.
E questo non è frutto del caso ma di una precisa strategia che va dalla genesi del partito sino alle sue manifestazioni esteriori e ai modi di comunicare.
Esistono due motivi principali per cui possiamo affermare, in vista delle prossime elezioni del 4 marzo, che il PD sia la peggior forza cui dare il proprio voto.
Innanzi tutto, nessuna delle forze politiche in campo, nemmeno tra le minori e più originali, è stata capace di proporre un programma realmente rivoluzionario o quantomeno ad alto impatto. Ma oltre a questo fra quelle tradizionali nessuna è nemmeno in grado di proporre un progetto almeno sensato di gestione ordinaria della cosa pubblica poiché tutte, da destra a sinistra, soffrono di lacune e incoerenze tali da dimostrare la loro incapacità d'analisi. Nessuno è perfetto, insomma.
Solo che il Partito Democratico è andato ben oltre e, a differenza di Lega o Cinque Stelle, ha stilato sì un programma organico e coerente ma ribaltando clamorosamente in un modo che va ben oltre l'opinabile le necessità del paese e del popolo. Se negli altri partiti si possono trovare a macchia di leopardo e slegati dal progetto generale alcuni singoli punti interessanti, il progetto del PD sembra tutto organicamente studiato per fare del male alle singole persone e danneggiare l'Italia facendone punto su punto il disinteresse conclamato: economia, banche, lavoro, immigrazione, sanità, politica estera, tutto è all'insegna dell'anti-Italia e mirato al malessere degli italiani.
Ma c'è di più, e siamo al secondo motivo per cui il PD rappresenta la cloaca dell'intelligenza politica italica.
L'esperienza insegna che una classe politica o un esecutivo, per quanto possano essere diretti da poteri forti o poteri oscuri, sono sempre disinteressate alle sorti del popolo. Silvio Berlusconi ha governato per esempio al solo scopo di trarre vantaggi personali dal suo ruolo politico. Il fatto che migliaia, decine di migliaia di persone in tutta Italia abbiano sofferto per questa sua disonestà, perdendo lavoro o salario, lo ha semplicemente lasciato indifferente. Così come indifferente lo ha lasciato chi, in qualche modo, ha invece beneficiato del suo governo. Berlusconi ha perfettamente incarnato il modello del politico che persegue un obiettivo individualista incurante delle sorti del popolo, fossero anche positive per una parte di esso.
Il Partito Democratico e le sue drammatiche espressioni, da Renzi a Gentiloni, senza contare i satelliti non propriamente PD quali Laura Boldrini, Beatrice Lorenzin ed Emma Bonino, hanno invece governato e mirano a governare con un obiettivo ben diverso: ottenere coscientemente e precisamente il male degli italiani. Il peggioramento delle condizioni di vita di questi ultimi, la loro sfiducia, il senso di insicurezza, i problemi di salute indotti da difficoltà economiche e tagli ai servizi non sono, nel caso del PD, le conseguenze accidentali di una politica maldestra. Sono esattamente ciò a cui il PD mira per meri fini di controllo sociale.
Il Partito Democratico incarna, questo sì, una vera antipolitica, non nel senso comune di protesta o malcontento contro la politica da parte del popolo, ma di antitesi, di contrapposizione palesata agli interessi della polis.
Tale processo di antipolitica e quindi di ribaltamento della missione naturale di una forza partitica prende corpo sin dalle espressioni esteriori adottate e dallo schema di comunicazione.
Sin dal nome, l'attributo che vi appare, democratico, rimanda a un'idea totalmente sovvertita dalla prassi dal partito sin da quando è al governo. Dal tentativo di riforma costituzionale, alla propensione ad agire tramite l'esecutivo a suon di decreti per arrivare alle direttive di partito imposte dall'alto ai singoli parlamentari (tutto verificato) in modo che questi assecondassero le linee del governo (ma l'Italia non è una repubblica parlamentare?), nella cultura del Partito Democratico il kràtos da tutti può essere esercitato tranne che dal demos.
La campagna elettorale di questi giorni sta invece esasperando questa strategia di ribaltamento dei significanti con una serie di manifesti elettorali nei cui slogan il PD è associato a un valore positivo, spacciato appunto come pertinenza esclusiva del PD stesso quando la realtà sta diametralmente agli antipodi. Il PD è con la scienza, il PD è con il lavoro, il PD è con i diritti, il PD è con la cultura.
Tutto drammaticamente falso, come dimostrano i provvedimenti presi in quest'ultima legislatura e sostenuti proprio dal PD in primis, dal ddl vaccini, all'ideologia di genere inserita nei programmi scolastici, dalla riforma del lavoro alla scuola-lavoro, dal salva-banche alle cessioni di sovranità nazionale, tutto indica che il PD ha agito contro la scienza, contro il lavoro (e i lavoratori), contro la cultura, contro i diritti sociali e politici.
Considerando i legami degli esponenti del Partito Democratico con la grande finanza (a partire a suo tempo dalla famosa tessera numero uno di De Benedetti), col grande capitale e con la massoneria sarebbe troppo facile inquadrare questa forza politica non come l'espressione di una precisa cultura politica di una parte del popolo (come tutto sommato, continuano ad essere la maggior parte degli altri partiti di destra e di sinistra) ma come una creazione a monte di detti poteri quale proprio strumento di azione nelle istituzioni.
Ma c'è un passaggio che sta ancora più in alto e di tipo politico-filosofico che non si può tralasciare.
Il Partito Democratico rappresenta il traguardo finale di una parabola discendente che, partendo dal Partito Comunista Italiano, è poi degradata attraverso il PDS, i DS arrivando infine al PD stesso. Questa è però solo una mezza verità. L'altra metà sta nel fatto che, discendendo e degradando da sinistra, questa parabola ha coinvolto anche il centro democristiano tradizionale del nostro paese.
Non si è trattata solo di un'operazione di trasformismo tipica della tradizione politica pasticciona italiana, ma di qualcosa di più complesso e meditato dai poteri che stanno fuori dell'agone politico ufficiale.
L'insolito connubio tra i nipotini dei comunisti e quelli dei democristiani ha avuto lo scopo di eliminare i valori positivi di entrambi gli schieramenti d'origine, in particolare quei valori che, pur da prospettive diverse, arginavano il dilagare del sistema capitalista.
Nella visione marxista infatti, detentrice del potere nel capitalismo è la borghesia la quale però è vittima della sua stessa "coscienza infelice", ossia la consapevolezza della borghesia della contraddizione tra lo sfruttamento lavorativo da essa gestito con la promozione dei valori positivi ed emancipativi di cui si vorrebbe allo stesso tempo portatrice. Ragion per cui la borghesia stessa averebbe un giorno avuto secondo Marx un ruolo nella caduta del capitalismo.
La parabola che ha condotto al PD partendo dai due opposti comunista e democristiano ha proprio avuto lo scopo di creare un soggetto politico rappresentativo di un capitalismo post borghese, dominato dunque non più dalla borghesia ma dalle élite anonime antinazionali. A sinistra il PD non conosce spazio per i valori del comunismo originale, barattati in cambio della distruzione della borghesia. Analogamente al centro non concede spazi ai valori borghesi dell'emancipazione ma anche della famiglia e della tradizione, arginati a favore della ricomposizione del conflitto di classe.
La coscienza infelice borghese, incoffessata speranza dei vecchi comunisti e scintilla liberatrice dei vecchi democristiani, è stata spazzata via.

Proprio qui, nella distruzione stessa di una particolare coscienza, e quindi addirittura di una forma di interiorità, sta in buona parte la pericolosità del PD. Un partito capace di sconvolgere, prima ancora che la materialità delle classi sociali, addirittura la loro antropologia e quella dell'essere umano. Un partito capace, con una comunicazione menzognera e nonostante tutto efficace (ma giornali e tv non erano tutti di Berlusconi?) di ribaltare totalmente la realtà, di annullare i conflitti di classe basati su diritti sociali e politici spostandoli su falsi conflitti per i diritti cosidetti civili e di coagulare quindi determinate parti sociali scagliandole contro i propri interessi ma riuscendo bene ad apparire come difensore degli stessi in visrtù delle proprie origini catto-comuniste, tanto lontane quanto tradite.




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