lunedì 7 aprile 2014

I gay del Qatar valgono meno di quelli russi?




L’accoglienza che i paesi visitati  hanno riservato all’emiro del Qatar Tamin Al Thani ha dimostrato indirettamente una cosa in un primo momento estranea ai contenuti dell’incontro.
Negli ultimi anni si è ferocemente inasprita la campagna mediatica contro la Federazione Russa per via della condizione giuridica degli omosessuali in quel paese. Gli stati occidentali in ossequio ai diktat di Washington non hanno esitato a strumentalizzare le stesse Olimpiadi di Sochi per esprimere ogni sorta di buffonata in merito, scimmiottando del resto un ridicolo Barack Obama.
Eppure i paesi occidentali sembrano soffrire di profonde e temporanee amnesie circa i diritti degli omosessuali in tutta una serie di paesi ove la legge li pone in condizioni ben più gravi rispetto alla Federazione Russa.
Il Qatar è un esempio di questi stati la cui grave discriminazione verso gay e lesbiche - ma sarebbe più opportuno dire, la bestiale condizione sociale e giuridica in generale - sembra essere troppo rapidamente condonata. Se la legge “civile” qatariota può già essere ben più severa di quella russa, l’applicazione della Sharìa, la legge coranica, prevede anche la pena di morte per maschi sposati colpevoli di atti omosessuali.
La stessa Arabia Esaurita non è molto lontana da questi panorami del taglione ed anche questo paese gode di un’impunità mediatica sospetta.
Il discrimine che sta evidentemente alla base di questo doppiopesismo è la collocazione politica di questi stati. Limitare la visibilità pubblica degli omosessuali e la propaganda verso i minorenni è un male assoluto se questo avviene in un paese come la Russia che, combinazione, si mette con efficacia di traverso all’imposizione violenta del totalitarismo 2.0 voluto da USA e UE. Condannare a morte un gay tirando ipocritamente in ballo la religione invece va bene se succede in un paese alleato di ferro dell’Occidente come il Qatar.
Così si spiegano le lingue tirate a lucido nell’accogliere l’emiro della barbarie, così si spiega l’amnesia sui diritti umani altrimenti tanto cari ai megafoni dei nostri politici e media quando i massacratori stanno dalla stessa parte dell’Occidente.
L’attacco all’immagine della Federazione Russa ha a questo punto il solo evidente scopo di demonizzare quel paese e screditarne le scomode posizioni in politica internazionale per valorizzare, di riflesso, le iniziative liberticide dell’Asse del Male euroamericano.

Nessun commento: